Al lavoro sulla legge regionale per il fine vita

Sto lavorando ad un progetto di legge regionale sul fine vita, che consenta a tutti i cittadini di inserire il proprio testamento biologico nella tessera sanitaria o nel Fascicolo sanitario elettronico. Ne ho parlato stamattina in Regione durante la conferenza stampa convocata da Arci, Anpi, Auser, Uaar e CGIL.

+++SANITÀ. IN REGIONE 3.500 FIRME PER UNA LEGGE SUL FINE VITA+++
(DIRE) Bologna, 21 ott. – L’Emilia-Romagna alla prova del testamento biologico. Il Comitato articolo 32 per la liberta’ di cura, formato da varie associazioni tra cui Arci, Anpi, Auser, Uaar, Udi e dalla Cgil, ha consegnato questa mattina in Regione oltre 3.500 firme di cittadini, in calce a una petizione popolare che chiede a viale Aldo Moro una legge sulle dichiarazioni anticipate di volontà. Ovvero, dare la possibilità a ognuno di far inserire il proprio testamento biologico (che sia contro l’accanimento terapeutico o che voglia l’ausilio delle macchine fino all’ultimo respiro) nella tessera sanitaria o nel Fascicolo sanitario elettronico. In sostanza, la Regione dovrebbe consentire alle Ausl di accogliere le volonta’ anticipate sulle cure, sia attraverso gli sportelli sia online, dando anche modo alle strutture pubbliche e convenzionate di accedere a questi documenti in caso di necessita’. A ricevere le firme l’assessore regionale al Bilancio, Emma Petitti, che afferma: “Su questo tema c’e’ gia’ una forte consapevolezza nei territori. La mia presenza qui oggi e’ un segnale di attenzione alla richiesta delle associazioni”. In Regione, appare scontato l’appoggio di Sel (l’assessore Massimo Mezzetti ha firmato la petizione) e dell’M5s (la capogruppo Giulia Gibertoni ha fatto sapere di aderire). Per il Pd, invece, rischia di essere l’ennesimo terreno scivoloso, nonostante il consigliere regionale Antonio Mumolo stia già lavorando a un progetto di legge del tutto simile a quanto chiesto nella petizione (e che in commissione potrebbe diventare il testo base su cui aprire la discussione). Proprio Mumolo oggi era presente alla conferenza stampa del comitato in Regione, insieme ai colleghi dem Luciana Serri, Gianluigi Molinari, Luca Sabatini e Massimo Iotti. I cinque democratici si sono detti personalmente d’accordo con la proposta sul testamento biologico, ma allo stesso tempo si sono affrettati a sottolineare come “nel Pd ci sono sensibilità diverse” anche sul tema del fine vita. In ogni caso, assicurano i dem, nell’avviare una riflessione e una discussione sulla legge si cercherà “il massimo della condivisione, anche in modo trasversale alle altre forze politiche”. Ad oggi, tranne Forli’ e Piacenza, tutti i capoluoghi di provincia dell’Emilia-Romagna hanno istituito un registro per il testamento biologico. In totale, sono circa una sessantina i Comuni in regione che hanno adottato questo strumento: gli ultimi in ordine di tempo sono stati Vezzano sul Crostolo (Reggio Emilia) e Mirandola (Modena). “Istituire una modalità uguale per tutti in Emilia-Romagna può aiutare il cittadino nella sua legittima scelta, qualunque essa sia”, sottolinea Mumolo. Dal canto loro, le associazioni lavorano per ampliare ancora di più il numero dei Comuni dotati del registro per il testamento biologico e sono fiduciose che la Regione stia al passo col Friuli, la prima Regione a legiferare in tal senso. “Il Paese e’ pronto per questa legge”, afferma Maria Luisa Cattinari, presidente dell’associazione Libera Uscita. (San/ Dire 12:25 21-10-15 . NNNN)

Autismo. Risoluzione bipartisan chiede riapertura confronto con associazioni e miglioramento contenuti PRIA

L’entrata in vigore, il 12 settembre scorso, della legge 134/2015, intitolata “Disposizioni in materia di diagnosi, cura e abilitazione delle persone con disturbi dello spettro autistico e di assistenza alle famiglie”, è al centro di una risoluzione bipartisan depositata dai consiglieri del Gruppo Pd (prima firmataria Francesca Marchetti) e sottoscritta da Antonio Mumolo.

Si tratta di una legge quadro – affermano i consiglieri nella risoluzione – che definisce la cornice entro la quale le Regioni dovranno operare per garantire la tutela della salute, il miglioramento delle condizioni di vita e l’inserimento nella vita sociale delle persone con disturbi dello spettro autistico. La norma – aggiungono- prevede che vengano aggiornati i livelli essenziali di assistenza, con l’inserimento delle prestazioni della diagnosi precoce, della cura e del trattamento individualizzato, mediante l’impiego di metodi e strumenti basati sulle più avanzate evidenze scientifiche disponibili.

A partire dagli anni 2000, si legge nel documento, la Regione Emilia-Romagna ha lavorato e approfondito il tema dell’autismo con il contributo di Tavoli tecnici, giungendo, nel 2004, all’emanazione di indirizzi alle Aziende sanitarie regionali e successivamente, nel 2008, al Programma regionale integrato per l’assistenza alle persone con disturbo dello spettro autistico (PRIA), che persegue l’integrazione fra aspetti sanitari, sociali ed educativi.

Durante l’audizione delle associazioni emiliano-romagnole che si occupano di autismo, convocata dalla IV commissione assembleare il 13 ottobre scorso, rilevano ancora i firmatari, “sono emersi tuttavia alcuni aspetti di criticità che meritano un approfondimento per migliorare i contenuti del nuovo PRIA per il triennio 2015-17, attualmente in avanzata fase di elaborazione da parte della Giunta”. E “va inoltre rilevata- segnalano i consiglieri- la necessità di superare le disomogeneità territoriali fra le modalità di assistenza e organizzazione improntate dalle varie Asl”. Inoltre, “la recente approvazione della legge statale comporta la definizione, nei prossimi mesi, dei nuovi Lea e l’emanazione delle Linee di indirizzo ministeriali, previa intesa in sede di Conferenza unificata”.

La risoluzione impegna quindi la Giunta a “riaprire il confronto con le associazioni emiliano-romagnole che si occupano di autismo e a effettuare tutti gli approfondimenti necessari per migliorare i contenuti del PRIA prima della sua approvazione”.

Il testo, infine, invita l’esecutivo regionale a monitorare l’evoluzione della normativa statale per recepire gli aggiornamenti conseguenti alla legge appena entrata in vigore e a informarne la commissione referente.

Verso legge quadro sport, audizione in commissione parità e diritti

Serve un nuovo tipo di cultura sportiva, che permetta di superare “le forti discriminazioni di genere che esistono sia nella pratica sportiva che nei ruoli dirigenziali”: lo chiedono gli esponenti delle associazioni sportive emiliano-romagnole che la commissione Parità e diritti delle persone, presieduta da Roberta Mori, ha ascoltato questa mattina in una audizione nell’ambito dell’iter di avvicinamento alla legge quadro regionale sullo sport.

Come ha anticipato il sottosegretario alla Presidenza della Giunta, Andrea Rossi, “ad oggi ancora non abbiamo presentato un testo, ci arriveremo per la fine dell’anno, ora siamo ancora nella fase di ascolto e di raccolta informazioni”. La Regione “non vuole una nuova legge, ma una revisione dell’esistente- ha proseguito-, puntiamo a dare più trasversalità alla tematica dello sport incrociandolo con il turismo, la scuola, la sanità”.

“Non è vero che tutti nello sport hanno le stesse possibilità, il problema non è quasi mai nel momento dell’accesso ma riguarda, al contrario, chi smette: serve una analisi precisa delle ragioni che portano a tassi di abbandono così alti”, ha spiegato Mauro Rozzi, presidente regionale dell’Uisp. Per questo motivo, aggiunge, “speriamo che la nuova legge si occupi non solo delle infrastrutture materiali ma anche e soprattutto di chi lo sport lo pratica: di sicuro il coinvolgimento del mondo delle associazioni è un ottimo punto di partenza”.

Secondo Manuela Claysset, responsabile nazionale per le politiche di genere dell’Uisp, “c’è forte discriminazione sia nella pratica che nei ruoli: solo il 22% delle donne fa attività sportiva, e non c’è una sola presidente di federazione donna in tutta Italia, quando l’obiettivo che il Cio ci ha chiesto di raggiungere è il 25%. Fino a 13 anni- sottolinea- sono addirittura più le ragazze che praticano rispetto agli uomini, poi c’è un calo incredibile, condizionato sicuramente da stereotipi e modelli negativi, ed è per questo che serve un lavoro culturale sullo sport: non dimentichiamo che praticare meno sport vuole dire minore prevenzione per la salute”.

Roberta Li Calzi, calciatrice e rappresentante dell’Assocalciatori, ha parlato dei “preoccupanti dati relativi all’abbandono e alla discriminazione, le calciatrici per legge sono tutte dilettanti e vengono quindi private di tutele come la maternità, che le costringono ad abbandonare il calcio o a scendere di categoria: abbiamo chiesto alla Figc rassicurazione ma per ora non abbiamo ricevuto risposte, per questo sette squadre sulle dodici che compongono la massima serie sono pronte a scioperare in occasione della prima giornata di campionato”.

Giorgio Pruccoli (Pd) ha chiarito che “la legge regionale non riuscirà a dare tutte le risposte, tematiche come la fiscalità non sono di nostra competenza”. Per il consigliere, “la pratica sportiva è un forte strumento di integrazione, ma il mondo della scuola non è preparato, manca un filtro ai progetti, si diffonde l’agonismo e non la pratica”.

Secondo Francesca Marchetti (Pd), “lo sport è una parte importante del nostro sistema di welfare, ma i tecnici spesso non sono preparati ad affrontare situazioni psicologiche difficili, è importante che siano formati sotto questo punto di vista”. Altra azione necessaria sarebbe quella di “incentivare le esperienze sportive miste”.
Roberto Poli (Pd) si è concentrato sulla “responsabilizzazione delle famiglie rispetto a come viene vissuto lo sport, spesso mettono in difficoltà la creazione di relazioni positive”. Altro problema, ha ricordato, “le associazioni sportive sono spesso concepite come creature personali o poco più, serve collaborazione più forte tra le società attraverso processi anche di aggregazione”.

Antonio Mumolo (Pd) infine ha rimarcato “la potenza dello sport come strumento di integrazione, nella scorsa legislatura avevamo approvato una risoluzione per garantire agli stranieri di seconda generazione un posto nelle società sportive, il passo successivo è introdurre corsi di formazione contro il razzismo, le discriminazioni e l’illegalità”.

Cena zigana

La scorsa settimana ho partecipato alla cena organizzata per far conoscere il progetto “Zigana”, che vuole abbattere i pregiudizi che riguardano i rom e sinti.

Un breve video che racconta la cena:

Il progetto è in concorso al bando “Che fare”. Per sostenerlo basta andare qui ed esprimere il proprio voto, grazie! https://bando.che-fare.com/progetti-approvati/zigana/

3,8 milioni per gli impianti sportivi, la Regione torna ad investire

3,8 milioni di euro per gli impianti sportivi dell’Emilia-Romagna, 8 su 10 dei quali costruiti prima del 1990, e l’impegno condiviso a dotare le strutture di defibrillatori. Nella seduta di ieri, l’Assemblea legislativa regionale ha approvato all’unanimità il “Programma regionale triennale per l’impiantistica e per gli spazi sportivi, pubblici e di uso pubblico, destinati alle attività motorio sportive”, in applicazione alla L.r. 13/2000 (“Norme in materia di sport”)”. Via libera unanime anche per un ordine del giorno presentato dal M5s, prima firmataria Giulia Gibertoni, e sottoscritto trasversalmente da consiglieri di tutti i Gruppi – Pd, Sel, Ln, Fdi-An, Fi, AltraER – che impegna la Giunta “a sostenere l’acquisto di defibrillatori per gli impianti sportivi”.

Il programma regionale, ha evidenziato Giuseppe Boschini (Pd) in fase di illustrazione, “rappresenta la prova della rinnovata attenzione della Giunta Bonaccini per la pratica sportiva, nella consapevolezza della sua rilevanza sociale e dell’importanza che riveste per il benessere della popolazione”. Sul territorio regionale, ha ricordato, “sono attualmente attivi 16 mila impianti sportivi e spazi elementari di attività, il 77% dei quali è stato realizzato prima del 1990”. In relazione agli obiettivi e agli interventi individuati nel Programma triennale, “le risorse finanziarie previste all’interno del bilancio 2015 ammontano a 3.819.798 euro”. Per la richiesta dei contributi regionali, “la soglia minima dell’importo progettuale è stabilita in 300 mila euro, se si tratta di interventi di realizzazione, completamento e ampliamento di impianti e spazi sportivi, e in 100 mila euro se si tratta di interventi di recupero funzionale e manutenzione straordinaria, nonché per la realizzazione di spazi attrezzati per attività fisico motorie e aree sportive in ambiente naturale”. Nella logica di uscire dalla frammentazione degli interventi, “verranno finanziati una decina di progetti per strutture di rilevanza provinciale, collegati ad attività sportive rappresentative del territorio, con una compartecipazione della Regione non superiore al 50%”.

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