Povertà vecchie e nuove

Giovedì vi aspetto online. Parleremo di quello che il Covid ha prodotto a Bologna e di cosa bisogna fare per costruire una città ancora più solidale. Con Matteo Lepore, Paola Marani, Don Matteo Prosperini, Cristina Ceretti e Federica Mazzoni.

Carcere e persone senza dimora. Pubblicato il report di ricerca “Fine pena: la strada”

Avvocato di strada pubblica il report di ricerca “Fine pena: la strada“. Il report è uno dei principali frutti del progetto dedicato al tema del carcere e delle persone senza dimora realizzato da Avvocato di strada grazie al sostegno dei fondi 8×1000 della Chiesa Evangelica Valdese e in collaborazione con L’Altro Diritto Bologna, Associazione Sesta Opera San Fedele Onlus Milano e Granello di Senape Padova.

“Cosa succede quando una persona senza dimora finisce in carcere? ha gli stessi diritti degli altri detenuti e le stesse possibilità di accedere alle misure alternative? Sono queste – afferma Antonio Mumolo, presidente dell’Associazione Avvocato di strada – le domande che ci siamo fatti quando abbiamo deciso di portare avanti il progetto “Fine pena: la strada”, che nel corso del 2020 ha previsto numerosi momenti di formazione e approfondimento, meeting e webinar on line con numerosi esperti del settore”.

Il report finale analizza nel dettaglio quali sono le difficoltà incontrate dalle persone senza dimora quando vengono sottoposte ad una misura cautelare o, in seguito ad una condanna, in fase di esecuzione della pena. Non avere una casa, nei fatti, comporta di fatto l’impossibilità di poter beneficiare della misura degli arresti domiciliari in fase cautelare o la preclusione del beneficio di misure alternative alla detenzione in fase esecutiva come, ad esempio, la detenzione domiciliare.

Questo significa che le persone senza dimora con tutti i requisiti legislativamente previsti per evitare la custodia cautelare in carcere o la detenzione, vengono sostanzialmente private di questo diritto per il solo fatto di non avere la disponibilità di un’abitazione o l’appoggio di una rete familiare e/o amicale che possa sostenerle.

Subordinare il godimento di diritti fondamentali alla condizione economica e sociale di una persona viola il diritto di uguaglianza sancito dall’art. 3 della nostra Costituzione oltre a frustrare la funzione rieducativa della pena riconosciuta all’art. 27 della Carta costituzionale.

Nel report di ricerca, inoltre, vengono riportate le prassi che vengono seguite dai servizi che si occupano di persone senza dimora detenute nei territori di Bologna, Padova e Milano e le risposte che vengono date nei vari casi.

“L’obiettivo di questa ricerca – conclude Antonio Mumolo – era offrire un nuovo punto di vista su un argomento che viene affrontato molto raramente, dare uno spunto di riflessione alle istituzioni e alle realtà che si occupano di esclusione, affinché i diritti e le garanzie previsti nel nostro ordinamento non restino lettera morta per chi vive in una condizione di forte disagio economico e sociale e dovrebbe per questo stesso motivo ricevere maggiore aiuto dalle istituzioni.

Il report, stampato in 2000 copie, è disponibile presso la nostra sede di Bologna e verrà distribuito ad associazioni e istituzioni. Una versione in PDF è scaricabile qui.

I diritti dei curdi riguardano tutti noi

I diritti dei curdi, un grande popolo senza nazione, riguardano tutti noi. Come Presidente dell’associazione Bologna Kurdistan condivido questo appello lanciato dai partiti di sinistra curdi (tradotto in italiano). I diritti del popolo curdo sono da troppo tempo calpestati e ignorati, è ora di intervenire.

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Gentilissime e Gentilissimi,
Come membri della Conferenza dei Partiti di Sinistra del Kurdistan, vorremmo informare i decisori politici del vostro paese sulla situazione del Kurdistan.
Le operazioni militari condotte dal governo turco nel Kurdistan settentrionale e i tentativi di militarizzare la regione continuano a calpestare i diritti di tutti i cittadini che vivono in Turchia. Questo, insieme all’aggravarsi della crisi economica, stanno rendendo insostenibili le condizioni di vita di milioni di persone.
Invece di rivedere le proprie politiche, il governo turco vuole spingere la crisi al di là dei propri confini. Provocando la crisi nel Mediterraneo, inviando forze militari in Siria e Libia, creando problemi con Grecia, Cipro, Francia e Unione Europea, invadendo villaggi e paesi nel Kurdistan meridionale e occidentale, il governo turco intende mascherare i gravi problemi interni e deviare l’attenzione.
La pressione, occupazione e isolamento del Kurdistan orientale da parte della Repubblica Islamica dell’Iran portano con sé la pratica delle esecuzioni, degli arresti e della detenzione di avvocati del lavoro, difensori dei diritti delle donne, ambientalisti, attivisti dei diritti umani in tutto il paese.
La soppressione delle persone è accompagnata da minacce e bombardamenti del Kurdistan meridionale, e da interventi negli affari interni di Iraq, Siria, Libano e Yemen. La politica della Repubblica Islamica dell’Iran sta portando alla distruzione della pace e della fiducia nella regione. In Iran, dove non c’è democrazia, i diritti umani sono calpestati.
Nel Kurdistan occidentale i soldati turchi e i gruppi radicali loro alleati umiliano i curdi, molestano le donne, compiono arresti arbitrari, rapiscono e uccidono i curdi nelle regioni di Afrin, Serekani e Girêsipi.
Tutto ciò avviene sotto gli occhi delle potenze alleate e delle grandi nazioni, comprese Russia e Siria. Le potenze mondiali e regionali sostengono la causa curda solo quando è loro interesse, mentre tentano di ignorare i curdi e le loro istanze di giustizia negli incontri internazionali sul futuro della Siria.
Continua il tentativo di cambiare la composizione demografica del Kudistan meridionale, arabizzando le regioni curde esterne al Governo regionale curdo. In aggiunta al fallimento del governo centrale di implementare la costituzione e l’autonomia finanziaria, a cui i curdi avrebbero ufficialmente diritto dal 2014, Hashd al-Shaabi e gruppi simili portano avanti pratiche scioviniste in tali regioni. Tali politiche procedono mano nella mano con l’arresto e l’uccisione di attivisti della società civile nell’Iraq centrale e meridionale.
Inoltre la pandemia aggrava la situazione in tutte le quattro parti del Kurdistan. Gli amministratori dei quattro stati non inviano sufficiente equipaggiamento medico in Kurdistan.
Per questo, come membri della Conferenza dei Partiti di sinistra del Kurdistan, chiediamo a voi e ai vostri governi di sostenere la causa del popolo curdo, attraverso appropriati mezzi diplomatici, sulla base del rispetto dei diritti umani e nazionali, e di fare pressione sugli stati che opprimono i curdi.
Le pratiche e i discorsi discriminatori di tali stati, le politiche di odio e oppressione minacciano la pace e la fiducia non solo in Medio Oriente, ma in tutto il mondo.
Il Kurdistan è diviso in quattro contro la volontà del nostro popolo. Pace, tranquillità, fiducia, coesistenza pacifica e sviluppo in Medio Oriente non sono possibili se non si risolve la questione curda in maniera equa, pacifica e democratica.
Firmato:
I membri della Conferenza dei Partiti di Sinistra del Kurdistan
Communist Party of Kurdistan-KKP (Turkey)
Kurdistan Socialist Party (Turkey)
Communist Party of Kurdistan (Syria)
Kurdistan Workers’ Organization (Iran)
Kurdistan Democratic Movement (Iraq)
Kurdistan Toiler’s Party (Iraq)
Communist Party of Kurdistan (Iraq)
#curdi #donnecurde #Rojava

COMUNICATO STAMPA Giornata Mondiale della Lotta alla Povertà. Avvocato di strada: “Non lasciamo indietro gli ultimi”

Secondo il rapporto Caritas pubblicato oggi, è questo l’identikit della nuova povertà creata dal Covid-19. In questi mesi difficilissimi per tutti abbiamo cercato di invitare le istituzioni a non dimenticare gli ultimi. Quelli che il distanziamento sociale da un certo punto di vista lo applicano da sempre (nessuno li avvicina) ma che a casa durante il lockdown non ci potevano stare perchè una casa non ce l’avevano e per questo sono stati denunciati e multati.

Oggi si celebra la Giornata mondiale della lotta alla povertà. Ogni anno il 17 ottobre è la data più importante per tutte le organizzazioni che si occupano di persone senza dimora e di esclusione sociale, e in tutte le città del mondo si tengono iniziative e manifestazioni che rendono maggiormente visibili problemi che generalmente vengono nascosti dietro un velo di ipocrisia e di assistenzialismo.

“Come sempre – afferma Antonio Mumolo, presidente della nostra Associazione – noi di Avvocato di strada, nonostante il freddo e nonostante le difficoltà, saremo in tante piazze italiane con flashmob, sportelli legali e tante altre attività. Per mantenere i riflettori sulle persone che in questo periodo hanno sofferto di più. Per far sentire la nostra voce per conto di chi una voce non ce l’ha e gridare forte che #NonEsistonoCausePerse”.

COMUNICATO STAMPA Decreti sicurezza e residenza anagrafica. Si conclude 3-0 lo scontro giudiziario tra Avvocato di strada e Salvini

Si conclude, finalmente, la battaglia intrapresa da Avvocato di strada contro l’art. 13 del Decreto “in-sicurezza”, voluto dall’ex ministro Salvini.
Con questo articolo si cercava di negare la residenza alle persone richiedenti asilo, privandole di diritti fondamentali e rendendo così più difficile ogni processo di integrazione (senza residenza diventa difficile trovare un lavoro, aprire un conto in banca, prendere la patente etc..).
Una norma irragionevole, discriminatoria e disumana, contro la quale Avvocato di strada ha presentato ricorsi in diversi Tribunali italiani.

Il primo di questi ricorsi è stato presentato a Bologna, in favore di una donna richiedente asilo cui era stata negata la residenza proprio sulla base di quella norma.

E quella causa, iniziata nel 2019, ha visto diverse fasi ovvero:
– ricorso d’urgenza presentato dagli Avvocati Antonio Mumolo e Paola Pizzi (volontari di Avvocato di strada); il ricorso veniva accolto con conseguente provvedimento che ordinava l’iscrizione anagrafica della richiedente asilo (1 a 0);
– reclamo del Ministero dell’Interno avverso questa decisione, che veniva respinto dal Tribunale di Bologna (2 a 0);
– ulteriore ricorso del Ministero dell’Interno che è stato respinto con l’ordinanza del 2 ottobre 2020 (3 a 0).

Nel frattempo, la Corte Costituzionale (sollecitata dai ricorsi presentati da Asgi, Avvocato di strada e altre associazioni), ha dichiarato l’incostituzionalità dell’Art. 13 del Decreto “in-sicurezza”.
E’ stata dunque messa finalmente la parola fine ad una battaglia giudiziaria tesa ad affermare un diritto primario di ogni persona: il diritto alla residenza.
Antonio Mumolo e Paola Pizzi, volontari di avvocati di Strada, si dichiarano soddisfatti per questa ulteriore vittoria che rappresenta la conferma di un principio di civiltà esistente nel nostro ordinamento.