da admin | Ott 28, 2006 | Avvocato di strada
Sabato 28 ottobre 2006 apre a Rovigo uno sportello di Avvocato di Strada, il progetto fondato e coordinato da Antonio Mumolo. Lo sportello nasce all’interno del Centro Francescano di Ascolto di Rovigo. Sono invitati i rappresentanti dei sindacati del territorio, i rappresentanti delle Istituzioni, tutti gli avvocati del foro di Rovigo e tutti i privati cittadini interessati all’iniziativa.
La presentazione
28 ottobre 2006
“Avvocato di strada a Rovigo”
Pescheria Nuova – Corso del Popolo, 140 – Rovigo
Programma
Ore 09.30 – Inizio della presentazione. Coordina Livio Ferrari, Direttore Centro Francescano di Ascolto
Ore 09.45 – Saluti di: Vielmo Duò, Presidente Consiglio dell’Ordine Avvocati, Fausto Merchiori, Sindaco Comune di Rovigo, Fabio Ortolan, Vice Presidente Fondazione Cariparo, Tiziana Virgili, Assessore polit. sociali Provincia Rovigo
Ore 10.15 –“Cos’è avvocato di strada” – Antonio Mumolo, fondatore e coordinatore del progetto “Avvocato di Strada”
Ore 10.45 – Francesco Carricato, Coordinatore Avvocato di Strada Rovigo
Ore 11.15 – Dibattito
Ore 12.00 – Conclusioni
….
Info
www.avvocatodistrada.it
da admin | Ott 17, 2006 | Avvocato di strada
Antonio Mumolo è intervenuto nell’ultimo Consiglio Comunale di Bologna, in occasione dalla giornata mondiale della lotta alla povertà.
L’intervento
Come succede ormai da 17 anni, lo scorso 17 ottobre si è celebrata la Giornata mondiale della lotta alla miseria. Ogni anno il 17 ottobre è la data più importante per tutte le organizzazioni che si occupano di persone senza fissa dimora e di esclusione sociale, e in tutte le città del mondo si tengono iniziative e manifestazioni che rendono maggiormente visibili problemi che generalmente vengono nascosti dietro un velo di ipocrisia e di assistenzialismo.
La consuetudine di festeggiare questa giornata nasce il 17 ottobre 1987, quando davanti a 100 mila persone, padre Joseph Wresinski inaugurò una lapide in commemorazione di tutte le vittime della miseria: a Parigi, sul «sagrato delle libertà e dei diritti dell’uomo», al Trocadero. La tradizione è stata poi successivamente riconosciuta ufficialmente anche dalle Nazioni Unite, nel 1992.
Ormai da molti anni, questa stessa data viene festeggiata anche in Italia, in tutte le città dove esistono associazioni che si occupano dei senza fissa dimora.
La ricorrenza del 17 ottobre in questi anni sta acquistando una rilevanza sempre maggiore. E’ sufficiente leggere le statistiche per scoprire che il mondo della strada è sempre più variegato e che è composto da una popolazione quanto mai eterogenea. Oggi, infatti, in strada c’è lo straniero senza permesso di soggiorno e il pensionato al minimo che è stato sfrattato e non ha altro posto dove andare. Il tossicodipendente e l’operaio che ha perso il proprio posto di lavoro. La persona con problemi psichici e l’imprenditore fallito.
Le mie possono sembrare parole dettate da una visione vagamente tragica e pessimistica della situazione, ma non è così.
Uno studio della Caritas pubblicato lo scorso anno dice che circa la metà delle persone che si sono rivolte alle mense dell’associazione cattolica per ricevere un pasto gratuito sono persone che una casa ce l’hanno, ma i soldi per fare la spesa no.
Secondo Eurostat, invece, oggi il 13,2% della popolazione italiana vive in condizioni di povertà relativa, mentre in Europa sono circa 72 milioni i cittadini a rischio di povertà. Intanto lo stato sociale nei vari paesi occidentali viene lentamente sgretolato da una lenta ma ineluttabile erosione, e sempre meno risorse vengono riservate al mondo del volontariato e dell’associazionismo.
Un recente studio ha dimostrato che le aspettative di vita delle persone colpite da questo stato di disagio nel Regno Unito sono il 42% in meno delle aspettative di una vita media. I senza fissa dimora vivono in sofferenza per tutto l’anno e il rischio di morte è costante durante tutto l’anno, non solo durante l’inverno.
E’ necessario comprendere che vivere per strada non è una libera scelta, ma il risultato di fattori individuali e strutturali. Fattori individuali come problemi di salute mentale o dipendenza grave e fattori strutturali, come l’aumento dei prezzi delle case o l’alto tasso di disoccupazione.
La grave emarginazione è una situazione inaccettabile. In tutti gli stati che si dicono “avanzati” ogni giorno vi è una continua violazione di quei diritti basilari che dovrebbero essere garantiti ad ogni individuo, e dunque anche a chi non ha una casa.
A questo proposito, lo scorso 17 ottobre a Roma, presso la Camera dei Deputati, si è tenuto un convegno intitolato “Forme di difesa pubblica”, a cui sono stato invitato in qualità di Coordinatore del Progetto Avvocato di Strada, l’esperienza di tutela dei diritti dei senza fissa dimora che è partita qui a Bologna nel 2001 e che si sta allargando a molte altre città italiane.
Durante il convegno, a cui hanno partecipato importanti figure tra cui Livio Pepino, del Consiglio Superiore della Magistratura, Ignazio Juan Patrone, Segretario Generale di Magistratura Democratica, Guido Calvi, Vicepresidente Commissione Affari Costituzionali, Senato della Repubblica, e Alberto Maritati, Sottosegretario al Ministero della Repubblica, si è parlato della possibilità di replicare in Italia quello che accade già in Argentina, dove già da tempo esiste un Ministero per la difesa pubblica, creato specificatamente per l’assistenza legale ai poveri, e che garantisce loro la possibilità di avere un aiuto qualificato da parte di avvocati pagati dallo stato. Quello che in Italia dovrebbe fare l’istituto del gratuito patrocinio, ma che, per stessa ammissione dei partecipanti al convegno, non basta più, visto l’alto numero delle richieste di aiuto.
Per proporre soluzioni reali a tali problematiche è cruciale un’azione concertata di tutti i soggetti che sono coinvolti, a cominciare dalle istituzioni comunali.
Chi vi parla ritiene non da oggi che la lotta alla povertà debba essere messa al centro del dibattito istituzionale, e che i problemi che da essa derivano debbano essere risolti con risposte adeguate. I problemi sociali vanno trattati in quanto tali, e non possono essere risolti con falsi strumenti, con la militarizzazione della società o magari allontanando i poveri dal centro storico per renderli meno visibili.
Una società avanzata si riconosce anche dai diritto che vengono riconosciuti ad ogni cittadino.
Ma un conto sono i diritti che rimangono sulla carta, e un altro conto sono i diritti di cui tutti, nessuno escluso, possono godere pacificamente. E questi, purtroppo, sono sempre molti meno dei primi.
La capacità di leggere in tempo utile i grandi mutamenti e le necessità della gente, di saper riconoscere le urgenze, e le proprie lacune, indica il grado di civiltà e di salute delle nostre istituzioni.
Vorrei concludere il mio intervento con le richieste che, come tutti gli anni, la FIO.psd, Federazione Italiana degli Organismi per le persone senza fissa dimora, ha fatto in occasione dello scorso 17 ottobre. La FIOpsd chiede:
– che il diritto alla salute e l’accesso ai servizi sanitari su base territoriale siano universalmente riconosciuti per tutti i residenti nel Paese e, in particolare per le persone senza dimora, tutelati come livello essenziale di assistenza (su questo punto faccio presente che ancora oggi i SFD non hanno diritto, in Italia, alle prestazioni del servizio sanitario nazionale se non a quelle di pronto soccorso);
– che si realizzi una nuova e seria ricerca scientifica quantitativa e qualitativa sulla grave emarginazione in Italia, nella quale si tenga conto anche dei profili sanitari della questione e si utilizzino i relativi dati disponibili;
– che l’introduzione del ticket per le prestazioni non urgenti rese dal Pronto Soccorso si accompagni con l’introduzione a livello nazionale di un’esenzione generalizzata per le persone in stato di grave emarginazione, sul modello della normativa inerente l’STP, esigibile come livello essenziale e rilasciabile anche su certificazione dei servizi sociali, pubblici e privati, che lavorano con le persone senza dimora;
– che l’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle persone migranti ed il contrasto delle malattie della povertà, operi come istituto scientifico specializzato ma con chiare finalità di diffusione, sensibilizzazione e formazione territoriale degli operatori di tutto il sistema di sanità pubblica al fine di facilitare l’accesso, la cura e la presa in carico socio-sanitaria delle persone senza dimora.
Antonio Mumolo
da admin | Ott 14, 2006 | Avvocato di strada
Il 14 ottobre 2006 si terrà la conferenza pubblica di presentazione dello sportello di Taranto di Avvocato di Strada, il Progetto nazionale di supporto legale per le persone senza fissa dimora, ideato e coordinato da Antonio Mumolo. Il nuovo sportello nasce all’interno dell’Associazione Nessuno Escluso Onlus di Taranto.
L’incontro di presentazione avrà luogo alle ore 11, presso il Centro Caritas, in Vico Seminario 17, Taranto.
Interverranno alla presentazione dello sportello:
– Avv. Antonio Mumolo, coordinatore e fondatore del Progetto Avvocato di Strada
– Dott. Antonietta De Fazio, Avv. Alessandra Armento, Avv. Mariangela Guarino, Avv. Annapaola De Marco, referenti dello sportello di Avvocato di Strada di Taranto
– Don Nino Borsci, Presidente della Caritas Diocesana di Taranto
– Avv. Angelo Esposito, Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Taranto
Sono invitati i rappresentanti dei sindacati del territorio, i rappresentanti delle Istituzioni, tutti gli avvocati del foro di Pescara e tutti i privati cittadini interessati all’iniziativa.
da admin | Feb 25, 2006 | Politica
Antonio Mumolo è intervenuto nella prima seduta del Consiglio Comunale del 27.02.06, in occasione della relazione del professor Pavarini sul tema della sicurezza
IL DIRITTO ALLA SICUREZZA E LA SICUREZZA DEI DIRITTI
Intervengo su questo argomento in quanto sono uno dei firmatari della richiesta di convocazione della V commissione consiliare per intraprendere un percorso di discussione, approfondimento e partecipazione rispetto a quanto emerso dalla relazione del Prof. Pavarini.
Vorrei intanto esprimere il mio personale apprezzamento per una relazione complessa e approfondita, che rappresenta una fotografia reale e coerente della situazioni in cui viviamo a Bologna.
Situazione che è molto simile a quella di altre grandi città italiane ed europee.
La relazione, tra le altre cose, si occupa della percezione sociale di insicurezza della cittadinanza bolognese, percezione che deriva da un insieme di fattori, indicati dal professor Pavarini, che vanno affrontati e approfonditi anche nell’ambito della commissione consiliare.
Quello della sicurezza è un problema complesso, il cui esame comporta necessariamente uno sforzo collettivo che coinvolga tutti i soggetti chiamati a fare delle scelte, dai quartieri al consiglio comunale e al Sindaco.
Tra l’altro vorrei anche esprimere il mio personale apprezzamento per la scelta fatta dal Sindaco di pubblicare sul sito di Iperbole il testo integrale della relazione del prof. Pavarini, favorendone così la massima diffusione, all’evidente fine di stimolare una massiccia partecipazione al dibattito su questo tema.
Trovo particolarmente convincente la tesi esposta nella relazione in cui si assume il bene sicurezza come “ bene pubblico”. Cito: “La sicurezza non è pertanto un “nuovo” diritto, ma lo stato di benessere che consegue alla tutela dei diritti di tutti. Una sorta di rivoluzione copernicana: il tema della sicurezza cittadina si converte pertanto dalle politiche volte a soddisfare “il diritto alla sicurezza” a quelle orientate a garantire “la sicurezza dei diritti”.
Quando la sicurezza dei diritti non è garantita, i primi a farne le spese sono i soggetti più deboli.
A volte infatti accade che la percezione di insicurezza generi mostri, e si verifica, nell’immaginario collettivo, l’inaccettabile equazione tra situazioni di disagio sociale e comportamenti criminali.
Il più debole, il più povero, colui che vive in strada viene visto come soggetto portatore di insicurezza, mentre spesso è proprio il soggetto che subisce la violazione dei suoi diritti.
Un esempio eclatante di ciò che può avvenire quando i cittadini si sentono poco sicuri è quello che ho già ricordato in questo Consiglio comunale: qualche mese fa un ragazzo che vive in un dormitorio pubblico è stato segnalato alla Polizia da alcuni cittadini e gli è stato notificato un foglio di via (che è un ordine di lasciare la città e di non tornarvi per tre anni) solo perché giocava con i piccioni in una piazza cittadina.
Questa persona ha ottenuta giustizia da un tribunale, ma la situazione in cui si è trovato dimostra che spesso sono proprio i più deboli quelli che sono i più danneggiati nelle situazioni in cui c’è una forte percezione di insicurezza.
Io non ho certezze su quelle che sono le possibili soluzioni, a differenza di alcuni colleghi del centro destra per i quali le soluzioni proposte dalla precedente amministrazioni sono la panacea di tutti i mali. I cinque anni trascorsi nel mandato Guazzaloca ci hanno lasciato in eredità una città in cui, a voler essere generosi, i problemi sono rimasti quelli che erano, e questo dovrebbe bastare per convincere tutti della reale necessità, su questo tema, di una discussione franca e priva di pregiudizi.
Un buon amministratore deve necessariamente prendere atto della situazione in cui si trova ad operare se vuole trovare soluzioni credibili e praticabili alle problematiche che investono la propria comunità.
Oggi, grazie anche alla relazione del professor Pavarini ed al dibattito sul tema della legalità, abbiamo molti elementi in più per affrontare insieme questa discussione.
Antonio Mumolo